La reflessologia plantare è una tecnica molto antica di cui non si conoscono perfettamente le origini….
Negli antichi veda (5000 A.C.) si trova scritto: “chi si massaggerà i piedi tutte le sere non si ammalera”.
Nella medicina cinese si usa trattare ampliamente i piedi.
Nei geroglifici egiziani si possono osservare persone che massaggiano i piedi. In particolare a testimoniare l’antichità di questa tecnica è la “Tomba dei Medici” dove sulle pareti è dipinta una scena di massaggio dei piedi e delle mani. Sembra che la tecnica possa essere stata esportata in occidente dal medico greco Ippocrate.
Dopo un lungo periodo in cui se ne perdono le tracce, nel XX secolo la reflessologia plantare fu di nuovo studiata ed utilizzata dal Dott. William Fitzgerald, medico otorinolaringoiatra di Boston. Il Dr. Fitzgerald scoprì che esercitando delle pressioni sulle dita dei piedi riusciva ad ottenere un effetto analgesico sui denti e poteva così effettuare piccoli interventi senza l’abuso di anestetici. Col tempo ipotizzò che questo fosse possibile grazie a collegamenti di tipo nervoso lungo linee longitudinali che secondo la sua teoria dividevano il corpo umano dalla testa ai piedi e alle mani in 12 parti e propose una mappa riflessa secondo lo schema seguente.
Nel 1917 il Dott. Fitzgerald pupplicò il manuale “Terapia Zonale, come alleviare il dolore in casa propria”.
In seguito il lavoro di Fitzgerald fu raccolto e approfondito dal medico Joe Shelby Riley e dalla fisioterapista con cui collaborava, Eunice Ingham. Riley aggiunse alle mappe disegnate da Fitgerald una divisione in linee orizzontali determinando così delle zone riflesse più precise. Inoltre aggiunse agli strumenti che Fitzgerald adoperava x applicare delle pressioni delle stimolazioni di tipo elettrico.
Ma fu la fisioterapista Eunice Ingham (Dakota 1884 - 1974) che approfondì la pratica della reflessologia collaborando anche con lo stesso Fitgerald. Fu proprio E. Ingham che disegnò la prima mappa riflessa che conosciamo oggi in cui ad ogni punto preciso del piede corrisponde specularmente una parte del corpo. Portò così l’attenzione sulla possibilità di intervenire attraverso il massaggio dei piedi direttamente su l’intero organismo. La Ingham approfondì il lavoro sui piedi rispetto alle mani e, diversamente da quanto usavano fare i suoi colleghi medici, abolì l’utilizzo di strumenti per impiegare solamente le mani. La fisioterapista approfondì anche il significato delle diverse tecniche di massaggio.
Nel 1938 Ingham pubblicò il suo primo libro “ Storie che i piedi sanno raccontare” dove documentò i suoi casi ed mappò accuratamente i riflessi sui piedi come li conosciamo oggi.
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